Oggi non c’è ancora la volontà di implementare in tempi certi la road map delle quattro unioni per consolidare l’unione monetaria. Né c’è sul tappeto alcun progetto coerente per sciogliere i nodi dell’unione fiscale e del suo controllo democratico – senza i quali, in prospettiva e di fronte alle sfide interne e mondiali, l’eurozona non ha alcuna consistenza e credibilità.

 

(Reflection paper a cura di Domenico Moro, Membro della direzione nazionale MFE, English version)

 

Il nuovo Parlamento europeo e la nuova Commissione dovranno porsi come obiettivo prioritario della legislatura la seconda delle unioni previste dal Blueprint della Commissione: quella fiscale. Si tratta del passaggio decisivo verso l’unione politica ed economica, e quindi per la costituzione di un primo nucleo federale. Il programma è stato fatto proprio da Juncker e il Consiglio europeo di ottobre potrà essere l’occasione per compiere un primo passo avanti. Con questo documento i federalisti intendono contribuire al dibattito con una proposta per avviare la nascita di un pilastro fiscale europeo.

Di fronte ai nuovi fuochi di guerra, violenza ed instabilità in diverse regioni del mondo e alla necessità di far ripartire l’Europa, vale la pena ricordare quanto dichiarato dall’ex cancelliere Helmut Kohl alla vigilia delle ultime elezioni europee: “l’Europa unita resta una questione di guerra e pace, con tutto ciò che ne consegue. La pace si garantisce con la libertà, la prosperità e la democrazia”. Kohl aveva in quell’occasione precisato come tutto ciò implichi, per chi fa politica in Europa, coniugare ogni volta la soluzione dei problemi economici e finanziari con la costruzione dell’unione politica. Concetti questi che avrebbe ripetuto il 16 luglio nel suo messaggio di buon compleanno alla Cancelliera in carica, Angela Merkel.

Dall’ultimo vertice europeo emergono tre dati da cui partire per inquadrare l’azione del MFE nei prossimi mesi nell’ambito della Campagna per la federazione europea e delle prossime iniziative JEF-UEF.

All’eurozona serve una “capacità di bilancio aggiuntiva”:

il “meccanismo europeo di solidarietà” è il primo passo

di Domenico Moro

La discussione sull’istituzione di una “capacità di bilancio aggiuntiva” in capo all’eurozona è, di fatto, una discussione sull’attribuzione della competenza di una vera e propria politica di bilancio in capo ad istituzioni europee[1]. È la prima volta, da quando, nel 1977, MacDougall redasse il Rapporto sul ruolo della finanza pubblica nel processo di integrazione europea[2], che l’affiancamento della politica di bilancio alla politica monetaria diventa una possibilità politica concreta. Il percorso non sarà né facile, né breve, ma deve essere questo il grado di consapevolezza con cui i federalisti devono impegnare tutte le loro energie su questo obiettivo. Con lapresente nota si cercherà di vedere in che misura è possibile attivare fin da ora, a trattati invariati, una “capacità di bilancio aggiuntiva” per i paesi dell’eurozona e di quelli che, pur non facendone parte, vorranno parteciparvi [D’ora in avanti: eurozona plus]. Di volta in volta, si evidenzieranno i passi che richiedono, invece, una modifica dei trattati.

2014: PER PROMUOVERE CRESCITA, SVILUPPO OCCUPAZIONE, ANCHE IL GOVERNO RENZI DOVRA' LAVORARE PER LE RIFORME INTERNE E PER COSTRUIRE L'UNIONE FEDERALE A PARTIRE DALL'EUROZONA

 

Franco Spoltore

Mentre si sta esaurendo il rito del passaggio dal governo Letta al governo Renzi, e agli slogan devono iniziare a sostituirsi i fatti, risulta sempre più chiaro come, già in fase di insediamento e nella scelta della compagine ministeriale, il nuovo governo abbia dovuto prendere rapidamente coscienza del quadro europeo e delle urgenze legate al processo di consolidamento dell'unione monetaria. Volendo riassumere con una battuta, come la Corte costituzionale tedesca ha dovuto ammettere, un paio di settimane fa, di doversi arrestare dove inizia la competenza della Corte europea, così anche chi si è assunto la responsabilità di dare una svolta alla politica italiana ha dovuto riconoscere di non poter agire fuori dal quadro europeo. Solo così si spiega la conferma delle alleanze politiche già in atto - addirittura per l'intera legislatura - e la nomina di certi ministri chiave, per l'economia e gli affari esteri/europei.

I TERMINI DELLA SCELTA PER FARE L’EUROPA FEDERALE

Franco Spoltore

Le azioni federaliste delle prossime settimane e in vista della convenzione per la federazione europea del prossimo 5 aprile a Roma, vedono l’Italia ancora una volta in una situazione di incertezza per quanto riguarda la sua governabilità, la sua l’affidabilità politica e finanziaria, il suo ruolo in Europa.

SCHEDA-COMMENTO

L’UNIONE BANCARIA: E POI?

Franco Spoltore

Le modalità in base alle quali si è andato costruendo il processo di integrazione europea, ed in particolare gli sviluppi a partire dalla seconda metà degli anni Novanta, fanno sì che oggi i governi, i politici e le istituzioni, non vogliano, o non possano, trasferire in un sol colpo la sovranità nazionale in campo fiscale ed economico creando una sovranità federale. Tuttavia, per mantenere in sicurezza l’euro e per cercare di dare delle risposte alla crisi economica che minaccia di sovvertire l’ordine sociale e politico in alcuni paesi, essi sono costretti a procedere sulla strada del consolidamento dell’unione monetaria in direzione dell’unione economica e politica.

UN FONDO EUROPEO PER LO SVILUPPO E L’OCCUPAZIONE CUI DESTINARE LA TASSA SULLE TRANSAZIONI FINANZIARIE E ANAGOLAMENTE L’EVENTUALE FUTURA CARBON TAX EUROPEA, COME PRIMO PASSO VERSO IL BILANCIO AUTONOMO DELL’EUROZONA

Roberto Palea

Nonostante il triste spettacolo della politica italiana di questi giorni, dobbiamo continuare a cercare di fare al meglio la nostra parte. E dobbiamo farlo tenendo conto di una situazione in rapido movimento, che richiederà molta flessibilità e prontezza sia nell’agire, sia nel reagire.