Le difficoltà in cui si dibatte l’Europa sono sotto gli occhi di tutti. Ma sono ormai sotto gli occhi di tutti – basta leggere le analisi ed i commenti che quotidianamente circolano – anche i rimedi urgenti che sarebbe necessario adottare: un’effettiva unione bancaria, fiscale, economica e politica, con un trasferimento di sovranità anche nel campo del governo del sistema Schengen; un Tesoro per l’Eurozona con relativo bilancio e capacità di tassazione sotto il controllo parlamentare. Si tratta dei rimedi già indicati a suo tempo dal MFE, a partire dalle rivendicazioni contenute nelle due petizioni della Campagna per la federazione europea.
Il problema è la volontà politica dei governi nazionali di fare scelte europee, che vacilla e resiste al cambiamento ogniqualvolta appare evidente che tutti questi rimedi, per essere efficaci, implicano la rinuncia o una maggiore condivisione a livello europeo da parte degli Stati della sovranità in campo fiscale, economico, politico. Non si tratta solo di un atteggiamento di horror vacui o di horror novi da parte di chi detiene il potere nazionale, ma di estrema ostinazione nel difendere e conservare le prerogative della sovranità di decidere in ultima istanza in alcuni settori cruciali della vita degli Stati e delle rispettive società. Se la partita della costruzione europea rimane aperta è solo a causa dello spettro di una nuova crisi finanziaria, della crescente e palese disunione europea sul terreno della gestione dell’unione bancaria e del flusso dei profughi, dell’evidente impotenza in campo internazionale e dell’incerto esito del negoziato sulla Brexit/Brexin. E’ la realtà a costringere quotidianamente i governi nazionali, le istituzioni nazionali ed europee ed i vertici dei partiti politici a prendere atto del fatto che i paesi europei sono diventati troppo piccoli, anacronistici e deboli per far fronte alle sfide globali e che le attuali istituzioni europee si sono rivelate inadeguate.
Così in questi ultimi mesi il dibattito ed il confronto tra i governi, le istituzioni e le formazioni politiche, pur tra contraddizioni ed ambiguità, consapevolmente oppure no, sono diventati un dibattito ed un confronto su come e se passare da uno stadio di associazione fra Stati ancora prevalentemente confederale in tutti i campi, tranne quello della moneta, ad uno di tipo federale. Come ricorda Albertini, “il passaggio dalla confederazione alla federazione non è affatto un processo automatico. Per fatti di questo genere si può usare la parola “processo” solo nel senso di processo dialettico, cioè di corso storico nel quale il risultato dipende da elementi in contrasto” (Il significato dell’espressione “costruzione dell’unità europea”, maggio 1961). Ora, è proprio nelle fasi più acute di questo processo dialettico che possono svilupparsi e crescere la presenza e l’influenza federaliste, come confermano le iniziative degli ultimi mesi, dalla tavola rotonda di Venezia nel novembre scorso, alla cerimonia di consegna del riconoscimento Altiero Spinelli al Presidente emerito Giorgio Napolitano, alla venuta del Presidente Renzi a Ventotene, ai diversi contatti presi nell’ambito della Campagna per la federazione europea. Fino ad arrivare all’iniziativa del prossimo 2 marzo a Roma.
Workshop al Senato e dibattito pubblico alla Camera - Il 2 marzo a Roma presso il Senato e la Camera, avremo un importante appuntamento politico, collegato alle iniziative citate prima. Un appuntamento organizzato su iniziativa del Gruppo Spinelli, insieme all’UEF, al MFE, al Movimento europeo internazionale ed al CIME, al quale prenderanno parte parlamentari nazionali (tra cui il Presidente emerito Giorgio Napolitano, il Segretario di Stato Sandro Gozi, il Vice Ministro Vincenzo Amendola) ed europei (tra cui Danuta Hübner, Sylvie Goulard e Guy Verhofstadt). Questa iniziativa prevede:
- un workshop nel primo pomeriggio presso la Commissione Affari esteri del Senato, a partecipazione riservata alle persone in programma per discutere su THE INSTITUTIONAL FUTURE OF THE EUROPEAN UNION WITHIN AND BEYOND THE LISBON TREATY (si veda programma allegato);
- una tavola rotonda a partire dalle 17.30 aperta al pubblico presso la Sala Regina della Camera alla quale siete tutti invitati a prender parte (si prega di confermare compilando il formulario al link http://spinelligroup.eu/content/iscrizione-al-convegno-schengen-euro-democrazia-da-crisi-opportunita-di-unita-politica e di confermare la partecipazione per l’ingresso entro il 29 febbraio anche all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.): COME RILANCIARE IL PROGETTO POLITICO EUROPEO?SCHENGEN, EURO, DEMOCRAZIA - DA CRISI A OPPORTUNITÀ DI UNITÀ POLITICA(si veda programma allegato). La partecipazione e presenza di pubblico federalista in un’occasione di confronto con parlamentari nazionali ed europei piuttosto rara, sarà molto importante. In particolare le sezioni delle città più vicine a Roma e al Lazio dovrebbero cercare di fare un ulteriore sforzo di mobilitazione in vista di questa scadenza.
Action week e Campagna - Iniziative come questa del 2 marzo e quelle precedenti non cadono dal cielo. Esse sono il frutto del lavoro e della collaborazione fra varie componenti della forza federalista e di militanti e sezioni nell’ambito di un quadro coerente d’azione, di una Campagna articolata su diversi livelli. In questo senso c’è uno stretto legame tra tutte le iniziative citate sopra e l’action week del 10-17 febbraio nel quadro della Campagna per la federazione europea, che ha visto nell’incontro del 17/02 di una delegazione di federalisti con la Presidente della Camera Laura Boldrini uno dei momenti più significativi di questa fase della mobilitazione. Come c’è un collegamento diretto tra quanto cerchiamo di fare in Italia e quanto si sta facendo a livello europeo con l’UEF (si veda in proposito il comunicato volantino diffuso in inglese ed in francese Borders are the past. Do not dismantle Schengen!, che riprende il volantino già diffuso in italiano Per un Europa federale: oltre Schengen!, e che trovate impaginato a questo link).
Ancora una volta, come è accaduto in altri passaggi cruciali del processo di unificazione europea, “Fare l’Europa dipende anche da noi!”. Continuiamo a lavorare