L’action week del 10-17 febbraio si annuncia già ricca di appuntamenti in diverse regioni, a partire da quella prevista il 17 febbraio a Roma di fronte a Montecitorio. Anche dall’UEF nei prossimi giorni partiranno delle iniziative che riprendono le posizioni adottate dall’ultimo Comitato federale e contenute nel volantino Per un Europa federale: oltre Schengen! che potete liberamente scaricare e riprodurre cliccando qui. Parallelamente la JEF sta sviluppando l’azione #DontTouchMySchengen. Dobbiamo e possiamo sfruttare gli eventi di gennaio che hanno avuto una certa risonanza anche mediatica, e di cui i federalisti sono stati promotori diretti nel caso della cerimonia a Palazzo Giustiniani, probabili promotori indiretti e sicuramente vigili attori, per l’anticipata visita di Renzi a Ventotene. A quest’ultimo proposito trovate allegato un aggiornamento delle segnalazioni di articoli e trasmisisoni televisive, non ultima Gazebo su RAI3, in cui è stata notata la presenza federalista. In questo clima la Campagna per la federazione europea e le rivendicazioni delle petizioni possono trovare nuovi spazi d’ascolto ed interlocutori utili allo sviluppo dell’azione: sfruttiamoli. I temi e le richieste contenute nei testi della Campagna sono esattamente quelli che devono essere affrontati dai prossimi vertici e che, al di là delle polveri delle sterili polemiche, sono all’ordine del giorno delle discussioni in corso tra le cancellerie e nelle istituzioni europee. Vale la pena ricordare brevemente lo stato delle cose sui fronti su cui è in corso il confronto tra governi, istituzioni nazionali ed europee e forze politiche. Brexit – Il 2 febbraio il Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha reso nota una Draft Decision of the Heads of State or Government, meeting within the European Council, concerning a New Settlement for the United Kingdom within the European Union, che dovrà essere ora discussa dagli sherpa nazionali in vista del Consiglio europeo della settimana prossima. Si tratta di un documento interpretativo dei Trattati, che non fa altro che riconoscere lo status di associato sui generis dell’Unione che ha ormai la Gran Bretagna, venendo con ciò incontro alle richieste avanzate dal Primo Ministro Cameron. Ma è un documento che non concede, come non avrebbe potuto e non può concedere sulla base dei Trattati esistenti, diritti di veto o di blocco alla Gran Bretagna per quanto riguarda la necessità e possibilità per i paesi dell’eurozona di approfondire l’integrazione sulla strada di un’unione sempre più stretta. Cameron ha ottenuto il documento che chiedeva per poter sostenere le ragioni del Brexin nel referendum; gli europei continentali hanno tenuto aperta la porta all’approfondimento dell’eurozona e alla creazione di un governo dell’euro. Una volta passato il referendum britannico, che probabilmente si terrà entro giugno, qualunque sarà il suo esito, spetterà ancora una volta ai paesi dell’eurozona decidere il proprio futuro e quello delle relazioni tra i due cerchi di integrazione. Governare l’Euro, governare il sistema Schengen – Lo stretto collegamento tra il problema di dare un governo all’euro e quello di fronteggiare il fenomeno dei rifugiati, e la soluzione europea che andrebbe perseguita per risolverli, è stato ben messo in evidenza dallo scambio di opinioni avvenuto su questo tema tra il Ministro tedesco Schaeuble ed il Ministro finlandese Stubb. A proposito delle risorse finanziarie per gestire il flusso dei migranti Schaeuble aveva detto: "Se i fondi dei bilanci nazionali e del bilancio europeo non sono sufficienti, accordiamoci per introdurre una tassa su ogni litro di carburante. Dobbiamo garantire i confini esterni dell’area Schengen ora. La soluzione di questo problema non deve fallire perché mancano i fondi necessari" (Sueddeutsche Zeitung 16 Gennaio). Aggiungendo che se qualche Stato membro dell’UE non avesse voluto contribuire, la Germania sarebbe comunque andata avanti con una coalizione tra chi avrebbe voluto: “il problema va risolto a livello europeo, altrimenti non saranno solo i tedeschi a subire le conseguenze di questo fenomeno, ma anche i nostri vicini, i Balcani, la Grecia”. Il Ministro delle finanze Alexander Stubb, che non è annoverabile tra gli euroscettici, essendo stato in passato anche un responsabile della JEF, gli ha risposto di essere aperto alla proposta, ma ha subito chiarito le difficoltà per la Finlandia di sostenerla: “primo, perché nessuno vuole un aumento delle tasse; secondo, perché la fiscalità è una prerogativa nazionale. Si tratterebbe di introdurre una nuova categoria di tasse” (Finnish Broadcasting Company, Yle). Il problema dunque è sempre lo stesso: si può conservare la sovranità nazionale in campo fiscale dopo averla abbandonata in campo monetario? Su questo tasto ha battuto, ancora una volta, il Presidente Draghi: “Di fronte agli shock globali, le banche centrali hanno mostrato di essere in grado di assolvere ai loro mandati. Ma nell’eurozona, abbiamo bisogno di una risposta della politica monetaria diversa. Questo perché dobbiamo fronteggiare una serie di sfide che sono specifiche e inerenti alla nostra situazione, in cui manca una struttura istituzionale adeguata per gestire un mercato bancario e dei capitali segmentato, senza un’unica autorità fiscale come controparte… Le distorsioni nella redistribuzione degli effetti della politica monetaria possono essere ridotte integrando di più i mercati in cui interveniamo, in particolare in quelli dei bond governativi. Ma questo implica la creazione di un quadro fiscale robusto che sia rispettato in modo credibile. In questo modo si ridurrebbero i rischi derivanti dall’emissione di titoli nazionali nell’area euro e, conseguentemente, l’impatto degli interventi nei diversi mercati sarebbe più omogeneo”(How central banks meet the challenge of low inflation Marjolin lecture delivered by Mario Draghi, President of the ECB, at the SUERF conference organised by the Deutsche Bundesbank, Frankfurt, 4 February 2016). Sovranità e cambio/riforma dei Trattati – Come mettono in evidenza il negoziato con la Gran Bretagna e il problema di governare l’euro ed il sistema Schengen, la questione di fondo da risolvere riguarda la volontà o meno di condividere la sovranità e, in particolare e subito, in campo fiscale. Al di là dei vari progetti e delle varie proposte che vengono avanzati per affrontare questa o quella sfida, come la proposta del Ministro Schaeuble, l’ostacolo vero da superare, è inutile illudersi, resta quello del superamento della sovranità nazionale. Ma per farlo bisogna passare dalla fase delle proposte tecniche per far fronte a questo o quel problema, a quella della decisione politica per fare un salto istituzione ed un trasferimento di potere. È in definitiva su questo terreno che si misurerà la buona o cattiva volontà di capi di governo e responsabili delle istituzioni e delle forze politiche di affrontare le nuove sfide mondiali facendo l’Europa, oppure la loro ignavia nel voler difendere lo status quo nella consapevolezza di condannare i propri paesi alla marginalizzazione. Le vie da intraprendere possono essere diverse, ma prima o poi si deve arrivare ad un cambio o una riforma dei Trattati se non si vuole andare a fondo. Tutti temono di riaprire il cantiere della riforma dei trattati: sono ben note le incognite che pesano su un suo esito se si mantiene un quadro di elaborazione e ratifica a 28 Stati. Per questo Andrew Duff ha proposto di bypassare il problema proponendo ai paesi dell’eurozona di adottare un protocollo ad hoc per completare l’unione monetaria (Protocollo di Francoforte). Intanto, timidamente, nel Parlamento europeo sembrano maturare le condizioni per una riforma di tutto l’edificio dell’Unione, a partire dal lavoro in corso nella Commissione Affari costituzionali del PE sotto la guida di Guy Verhofstad. Si tratta di ipotesi di lavoro che possono rafforzarsi a vicenda, perché puntano allo stesso cambiamento istituzionale necessario alla realizzazione di un governo federale dell’euro. Ipotesi su cui bisogna cercare di coagulare il consenso politico e sociale necessari per superare la sfiducia e l’inazione che dominano lo scenario europeo. La lotta europea da sempre può avanzare o arrestarsi sul terreno del superamento della sovranità. Gli scogli su cui questa lotta oggi rischia di naufragare si chiamano Brexit, governo dell’euro e di Schengen, cambio/riforma dei Trattati. La questione del governo dell’eurozona, quella della sicurezza interna e quella della riforma dei trattati sono tre aspetti dello stesso problema, e come tali devono essere inquadrati in un unico coerente progetto di unione politica federale. Non bisogna dunque lasciarsi distrarre dalle sirene delle polemiche e della propaganda di stampo nazionale. È solo sulla questione del salto federale che dobbiamo e possiamo, come dimostrano i successi degli ultimi mesi e settimane, contribuire a far schierare le forze politiche e sociali. È questo il senso della Campagna che stiamo conducendo e che dobbiamo continuare a sviluppare. Franco Spoltore
1) Aggiornamento su articoli pubblicati e servizi televisivi (da segnalare in particolare quello della trasmissione di RAI3 Gazebo) in relazione alla venuta del Presidente Renzi a Ventotene: - http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-5d8b21ad-0aaa-4a65-ab06-64474e2522cb.html - Il Corriere della Sera, 31/01, p. 12 - La Repubblica, 31/01, p. 8 - La Stampa, 31/01, p 6 - Il Sole 24 Ore, 31/01, p. 18 - L'Unità, 31/01, p. 4 2) Note operative per la Campagna per la federazione europea I centri regionali e le sezioni devono: - spedire al più presto le firme già raccolte ai vari destinatari delle petizioni ai destinatari indicati, utilizzando i moduli di lettere predisposti (il materiale per l’azione e la spedizione è tutto disponibile e scaricabile online). Affinché l’azione risulti efficace e tempestiva è importante che le firme siano inviate da più città; - proseguire le azioni di raccolta utilizzando i moduli a firma multipla per le raccolte pubbliche, oppure i pieghevoli formato volantino/petizioni a colori a firma singola (alcune centinaia di copie stampate a colori del pieghevole saranno messe a disposizione delle sezioni dalla segreteria nazionale tramite i centri regionali). Le firme possono essere raccolte anche online seguendo il link dal sito http://www.mfe.it; - informare la segreteria e l’Unità europea, anche tramite comunicazioni sulle liste mail e via Facebook e/o Twitter, delle azioni svolte, del numero di firme raccolte e delle personalità, enti ed associazioni coinvolti. |