L’Analytical Note presentata al vertice del 12 febbraio dal Presidente della Commissione europea Juncker in preparazione del nuovo rapporto dei quattro presidenti, conferma quanto il MFE rivendica con la Campagna per la federazione europea: l’approfondimento dell’integrazione dell’eurozona e del suo rafforzamento istituzionale resta IL nodo strategico da sciogliere per andare al di là del Piano Juncker per rilanciare gli investimenti nell’Unione europea e dell’azione della BCE per far ripartire l’economia, per dare un governo democratico, un bilancio ed una capacità fiscale all’euro e per ristabilire la fiducia e la speranza dei cittadini nei confronti dell’azione degli Stati e di politiche davvero europee.

L’Analytical Note predisposta da Juncker in collaborazione con i Presidenti del Consiglio europeo, della BCE, dell’Eurogruppo ha rimesso al centro del dibattito politico europeo il tema del consolidamento dell’unione monetaria in una vera unione, ponendo l’obiettivo della creazione di un bilancio e di una capacità fiscale per l’eurozona e del suo controllo democratico da parte dei parlamentari dell’eurozona. Questo aspetto non è sfuggito ad alcuni commentatori della politica europea, come Peter Spiegel sul Financial Times (Juncker revives eurozone integration proposals). Ancora più esplicito il commento di Euractiv: “ Sebbene l’Analytical Note non chieda esplicitamente istituzioni separate, un bilancio ad hoc per l’eurozona, una modifica dei Trattati, esso pone domande che richiedono risposte che vanno in queste direzioni”.

Nella misura in cui tutto ciò verrà prontamente colto e trasformato in azione da alcuni governi, parlamentari europei e forze politiche, potrà riprendere quota l’iniziativa per realizzare le quattro unioni (dopo quella bancaria, quella fiscale, quella economica e quella politica). I tempi sono però strettissimi: con tutto quello che sta accadendo in Europa – crisi economica irrisolta, progressivo allargamento della crisi di consenso politico a livello nazionale ed europeo, questione greca -, ed ai suoi confini – in Ucraina e nel Mediterraneo -, limitarsi a proporre ancora piccoli passi sulla strada dell’integrazione, senza definire scadenze e obiettivi politici ambiziosi, oppure cercare di difendere ad oltranza una indifendibile sovranità nazionale, equivarrebbbe per gli europei a commettere un suicidio politico e storico.

L’Analytical Note, questo anticipo del piano politico di Juncker, che riecheggia e riprende il precedente rapporto dei quattro Presidenti ed il Blue Print del 2012, e fa propri diversi richiami fatti dal Presidente Draghi, ha un altro merito. Essa chiarisce definitivamente quanto lo stesso Presidente della Commissione europea aveva ammesso a proposito del piano per gli investimenti il 27 novembre scorso: un piano che era necessario lanciare, ma che si collocava e si colloca in una logica diversa rispetto a quella del consolidamento dell’eurozona, perché si rivolgeva e si rivolge all’Unione dei 28 e non può che basarsi su quanto è possibile fare nel quadro dei e con i Trattati esistenti e con le risorse esistenti.

Tutti temi questi che sono al centro del nostro dibattito pre-congressuale, ma anche di quello europeo nella JEF e nell’UEF, come ha dimostrato il recente seminario JEF-UEF a Berlino su “Deepening the Eurozone, Strengthening the Union: What Are the Next Steps?” (qui il report predisposto dalla segreteria europea dell’UEF).

Franco Spoltore