2014: PER PROMUOVERE CRESCITA, SVILUPPO OCCUPAZIONE, ANCHE IL GOVERNO RENZI DOVRA' LAVORARE PER LE RIFORME INTERNE E PER COSTRUIRE L'UNIONE FEDERALE A PARTIRE DALL'EUROZONA

 

Franco Spoltore

Mentre si sta esaurendo il rito del passaggio dal governo Letta al governo Renzi, e agli slogan devono iniziare a sostituirsi i fatti, risulta sempre più chiaro come, già in fase di insediamento e nella scelta della compagine ministeriale, il nuovo governo abbia dovuto prendere rapidamente coscienza del quadro europeo e delle urgenze legate al processo di consolidamento dell'unione monetaria. Volendo riassumere con una battuta, come la Corte costituzionale tedesca ha dovuto ammettere, un paio di settimane fa, di doversi arrestare dove inizia la competenza della Corte europea, così anche chi si è assunto la responsabilità di dare una svolta alla politica italiana ha dovuto riconoscere di non poter agire fuori dal quadro europeo. Solo così si spiega la conferma delle alleanze politiche già in atto - addirittura per l'intera legislatura - e la nomina di certi ministri chiave, per l'economia e gli affari esteri/europei.

Ora il governo deve riuscire davvero a promuovere le riforme necessarie per disinnescare il rischio dell'implosione istituzionale e finanziaria del nostro paese, che avrebbe effetti catastrofici sia sul piano interno sia su quello europeo; e di riprendere in mano i dossier europei per sbloccare la situazione di crisi che impedisce il rilancio dell'economia e dell'occupazione attraverso l'instaurazione di un governo democratico dell'eurozona. Pena la rovina per l'Italia, oltre che per l'artefice del cambio di governo.

Per questo il MFE deve continuare addirittura con maggior impegno l'azione intrapresa nei confronti della classe politica, del governo e dell'opinione pubblica, ponendo l'accento sulle rivendicazioni contenute nella cartolina, che riassumono le sfide da affrontare oggi. A maggior ragione, proprio per quanto si ricordava prima, sarà infatti importantissimo dimostrare subito, in particolare al nuovo Presidente del Consiglio e al nuovo Ministro degli esteri (anche per sostenerla nella battaglia europea che verosimilmente vorrà portare avanti, visto il suo retroterra) la nostra presenza politica, che rimane un fattore determinante quando sono in gioco le questioni europee.

La principale delle quali riguarda la battaglia per il bilancio per l'eurozona, che oggi si intreccia con quella per realizzare il meccanismo di solidarietà entro la fine dell'anno. Paradossalmente, come ha ben messo in evidenza un commento di Beda Romano riprendendo le parole di un non meglio precisato alto responsabile europeo, il nuovo governo italiano si troverà, ancor più del precedente, a dover fare delle proposte concrete rispetto alla posizione tedesca sugli accordi contrattuali tra Stato membro e istituzioni comunitarie. Cioè sull’idea di inserire in un contratto gli impegni economici di un paese, prevedendo in cambio una forma di solidarietà, con l’obiettivo di imporre in qualche modo la modernizzazione delle economie più fragili. “I tedeschi – proseguiva Beda Romano citando il non meglio identificato interlocutore della diplomazia bruxellese – hanno una grande sfiducia nei confronti della classe politica italiana, ma anche francese. Come non ammettere che la crisi di questi giorni a Roma non dia loro ragione e li rafforzi nella convinzione che questi contratti sono necessari se vogliamo rafforzare l’integrazione della zona euro?” (Il Sole24ore 13/02/14). Non a caso l'ex Presidente del Consiglio Letta ed il Ministro Moavero si erano dovuti impegnare su questo fronte, per porre l'accento sul versante della creazione di un fondo/bilancio/capacità fiscale adeguati per sostenere un meccanismo di solidarietà degno di questo nome, come era emerso anche dal programma di governo-testamento presentato da Letta alla vigilia delle sue dimissioni: "Chiediamo che gli Stati membri che devono affrontare impegnative riforme strutturali possano contare su accordi di partenariato per la crescita, l’occupazione e la competitività, in cui all’impegno    per    le    riforme    corrispondano    incentivi    finanziari    per    mitigarne    i    costi    di    breve    periodo. Questi incentivi potrebbero provenire da una capacità finanziaria della zona euro, che sia capace di raccogliere capitali sui mercati internazionali. Finita    l’emergenza,    è    tempo    di    riflettere    su    una    governance    più    equilibrata    dentro    l’area    euro" (12-02-14, Impegno Italia, Enrico Letta). È da qui che il governo Renzi dovrà ripartire, nella consapevolezza che ogni reticenza o tentativo di fuga dagli impegni potrebbe costare all'Italia, al suo governo ed al suo partito un prezzo altissimo, probabilmente fatale.

È su questo terreno che la strategia federalista si interseca con l'esigenza di governi, istituzioni e partiti di coniugare le politiche nazionali con la road map delle quattro unioni e del consolidamento dell'eurozona. Pena l’avvitarsi della crisi e l’incapacità di opporsi alle spinte alla disgregazione (non vanno sottovalutate a questo proposito le sfide poste dalle richieste separatiste della Scozia e della Catalogna; come pure quelle di rinegoziare i trattati in senso ancor più confederale da parte della Gran Bretagna; né le implicazioni politiche della sentenza della Corte tedesca sull’OMT).

Fare la federazione a partire dall'eurozona non è del resto più uno slogan del MFE, come confermano alcuni importanti documenti, appelli e contributi fatti circolare recentemente, che conviene ricordare:

17-10-13, Gruppo Glienicker, Towards a Euro Union

11-02-14, Vers la fédération Européenne, Notre Europe

14-02-14, Gruppo Eiffel, POUR UNE COMMUNAUTÉ POLITIQUE DE L’EURO - Avantgarde der Euro-Zone: Zwölf französische Politiker präsentieren radikalen Vorschlag

23-01-14, Commissione affari economici e monetari del Parlamento europeo: Outline for an operational proposal on the structure and modalities withn the Parliament for euro and governance in the next legislature

29-01-14, Schaeuble sees need for separate eurozone parliament

16-02-14, Manifeste pour une union politique de l'euro

17-02-14, Viviane Reding, Eurozone countries should form United States of Europe

Si tratta di documenti ed interventi che hanno il merito di essere molto espliciti sull'obiettivo dell'unione federale che è necessario perseguire nell'eurozona, sulla necessità di creare una capacità fiscale propria e di sciogliere il nodo della legittimità democratica e del funzionamento differenziato del Parlamento europeo. Certo, non tutti offrono rimedi pienamente coerenti dal punto di vista istituzionale: proprio per questo restano importanti il ruolo dei federalisti e la posizione che l'Italia terrà in campo europeo su questo terreno.

La parola d'ordine, per noi, deve quindi essere quella di continuare l'azione del MFE, facendo giungere al nuovo governo entro il 5 aprile prossimo il maggior numero possibile di cartoline dal maggior numero di città. È bene ricordare che nulla di quel che si fa va perduto. Se, come sappiamo, alcuni esponenti del nuovo governo e del Parlamento conoscono già le rivendicazioni dei federalisti, del MFE e della GFE, è perché ci sono state sezioni e militanti che pazientemente e concretamente hanno continuato ad essere presenti ed attivi sul territorio, cioè dove si forma e agisce la classe politica. Da questo punto di vista è incoraggiante il fatto che il numero di città in cui è stata fatta o è in corso l'azione è salito a 55!