UN FONDO EUROPEO PER LO SVILUPPO E L’OCCUPAZIONE CUI DESTINARE LA TASSA SULLE TRANSAZIONI FINANZIARIE E ANAGOLAMENTE L’EVENTUALE FUTURA CARBON TAX EUROPEA, COME PRIMO PASSO VERSO IL BILANCIO AUTONOMO DELL’EUROZONA

Roberto Palea

ANTEFATTO

Mi pare ormai acquisito che la strategia per la futura unione politica debba basarsi sull’Eurozona, anche se tale strategia dovrà conciliarsi con la necessità di garantire l’attuale mercato unico, a cui dovranno continuare a partecipare sia i Paesi della moneta unica che gli altri, realizzando così una integrazione differenziata, contemplata dallo stesso Presidente della Repubblica, NAPOLITANO.

Peraltro la federalizzazione dell’Eurozona richiede in alternativa:

-    la modifica dei Trattati in vigore con le procedure previste dall’art. 48 del Trattato dell’Unione Europea (TUE), soggetta all’approvazione all’unanimità da parte della Conferenza intergovernativa di tutti gli Stati membri dell’U.E.;

ovvero

-    la stipula tra i paesi dell’Eurozona e quelli che vi aderiranno di un nuovo Trattato atto al perfezionamento dell’U.E. che sostituisca, almeno in parte, il Trattato di Lisbona, prenda atto dell’unificazione differenziata e stabilisca nuove regole costituzionali valide per i Paesi consenzienti.

Detto Trattato dovrebbe entrare in vigore a seguito di referendum popolare europeo.

E’ chiaro che l’Eurozona dovrà dotarsi di un suo Bilancio autonomo, separato da quello dell’U.E., basato su risorse proprie.

Questo obiettivo (Bilancio autonomo separato dall’Eurozona) rientra nell’obiettivo complessivo della federalizzazione dell’Eurozona e non può essere realizzato senza le modifiche istituzionali di cui sopra, le quali, come ovvio, richiederanno un periodo di tempo non breve.

Ciò significa che i Paesi dell’Eurozona dovranno permanere per un lungo periodo di tempo senza strumenti finanziari per avviare la politica di stimolo allo sviluppo che loro serve subito per evitare che la recessione si avviti su se stessa e rischino l’implosione (anche per il continuo crescere dell’esercito di disoccupati composto soprattutto da giovani, che la crisi dell’attività manifatturiera sta creando).

Occorre quindi rilanciare la proposta fatta dal Centro Studi sul Federalismo in occasione del Consiglio europeo del 27-28 giugno 2013, alla quale hanno aderito i Presidenti del MFE, del CIME e dell’A.I.C.C.R.E., che pone come obiettivo graduale verso il Bilancio autonomo dell’Eurozona, la immediata creazione di un Fondo Europeo per lo Sviluppo e l’Occupazione cui vengano destinati, da parte degli 11 Paesi che hanno aderito alla procedura di cooperazione rafforzata proposta della Commissione europea il 14 febbraio 2013, i proventi derivanti dalla Tassa sulle Transazioni Finanziarie (ed in futuro, analogamente, quelli che potranno derivare dall’introduzione di una carbon tax europea)

Detta destinazione può avvenire a seguito di una espressa decisione unanime degli Stati cooperanti ad integrazione e completamento della procedura di cooperazione rafforzata.

Si riportano, di seguito, con alcuni commenti, le linee essenziali della suddetta proposta che continua a mantenere tutta la sua validità (e direi la sua inevitabilità, se si vuole mantenere la necessaria coerenza tra quello che accade e quello che si propone).

Detta proposta è stata sottoposta ad un attento esame in merito alla sua conformità giuridica con le attuali norme del Trattato di Lisbona, tenuto anche conto che, attualmente, pende un procedimento giudiziario davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea di Lussemburgo, promosso dalla Gran Bretagna, sulla liceità dell’ammissione da parte del Consiglio europeo, del ricorso alla procedura di cooperazione rafforzata nella materia tributaria.

Tutti i test di costituzionalità, sotto ogni aspetto, condotti da valenti giuristi europei concordano sul fatto che il ricorso britannico verrà respinto e che la procedura in corso verrà dichiarata legittima.

PREMESSA

Molti passi avanti sono stati realizzati verso una governance efficace della zona euro, al fine di garantire la stabilità finanziaria, con la firma del Trattato sulla Stabilità Coordinamento e Governance (il Fiscal Compact), il Six Pack e l’accordo sul Two Pack. Inoltre, vi è ormai un consenso diffuso riguardo al fatto che ogni paese è tenuto a rimborsare il debito che ha accumulato in passato. La strada è aperta per garantire che la stabilità finanziaria venga perseguita da ogni Stato membro all’interno dell’eurozona, sotto un rigido controllo europeo.

Ma il consolidamento fiscale sarà difficile da conseguire se non si avvia rapidamente un forte rilancio dell’economia europea. D’altro canto, non esiste una via nazionale di uscita dalla crisi. Misure espansive sono impossibili al livello degli Stati membri, obbligati a scegliere come priorità il consolidamento fiscale; e in ogni caso queste misure sarebbero inefficaci sul piano interno, dal momento che una larga parte degli effetti derivanti dalle misure espansive andrebbe dispersa attraverso un aumento delle importazioni da altri mercati europei. Quindi, ogni paese cercherà di comportarsi da free rider, nella speranza che le misure espansive vengano realizzate da altri paesi membri dell’eurozona, e la politica di stabilizzazione risulterà sub-ottimale.

Riforme strutturali sono necessarie e urgenti nei paesi a elevato debito al fine di migliorare la produttività e aumentare la competitività, ma i risultati positivi di queste riforme si manifesteranno soltanto nel medio e lungo periodo. L’unica possibilità per superare la crisi, avviando rapidamente una nuova fase di sviluppo e promuovendo un aumento dell’occupazione, è legata alla possibilità di collegare il consolidamento fiscale in ogni Stato membro con la creazione immediata di un Fondo Europeo per lo Sviluppo e l’Occupazione.

Riguardo a questo Fondo vi sono due problemi che devono essere affrontati prioritariamente: i mezzi finanziari di cui potrà disporre e le spese che dovrà promuovere

PROPOSTA

Per quanto riguarda il primo punto è di vitale importanza che i proventi derivanti dalla Tassa  sulle Transazioni Finanziarie, di cui alla proposta della Commissione europea del 14 febbraio 2013 e prossima ad essere  introdotta da una Direttiva del Consiglio europeo venga interamente destinata a finanziare detto Fondo europeo per lo Sviluppo e l’occupazione, dato che il mercato finanziario è unificato secondo regole europee.

La stima del gettito della TTF, realizzata soltanto per gli 11 paesi (ma da estendersi, in un momento successivo, a tutti gli Stati membri dell’Eurozona) potrebbe ammontare a 31/33 miliardi di Euro all’anno.

Se queste risorse fossero attribuite, come si propone, al nuovo Fondo, sarebbe possibile attivare l’emissione di euro project bond, coinvolgendo la BEI nella istruttoria e nella gestione degli interventi di investimento reperendo risorse finanziarie nel settore privato e/o finanziamenti della stessa BEI.

Il Fondo potrebbe così raggiungere la dotazione di almeno 200-300 miliardi, da erogare nell’arco di tre/cinque anni.

Lo scopo principale degli investimenti finanziati dovrebbe essere quello di completare la rete esistente di infrastrutture (energia, trasporti, banda larga) e di promuovere l’innovazione tecnologica in un’economia europea che ha ormai raggiunto la frontiera tecnologica e ha bisogno di nuovi stimoli per competere con successo sul mercato mondiale.

Il Fondo potrebbe finanziare subito gli investimenti di grandi dimensioni, indispensabili per far fronte alla sfida infrastrutturale nei settori dell’energia, dei trasporti e delle ICT.

Il Fondo potrebbe preparare nel contempo un piano da realizzare in tempi brevi al fine di migliorare la competitività dell’economia europea attraverso investimenti nell’istruzione superiore, nella ricerca e nell’innovazione tecnologica. Una parte minore del gettito della TTF potrebbe essere utilizzata per sostenere le riforme strutturali negli Stati membri che siano disposti a sottoscrivere accordi di natura contrattuale con le istituzioni dell’Unione attraverso limitati, temporanei, flessibili e finalizzati incentivi finanziari – il Convergence and Competitiveness Instrument ipotizzato dalla Commissione nel Blueprint for a Deep and Genuine EMU del 28 novembre 2012.

VALENZA POLITICA

Se la proposta di cui sopra venisse realizzata verrebbe rafforzata la prospettiva di dotare il suddetto Fondo europeo di ulteriori risorse proprie, quali una carbon tax europea per approfondire la lotta ai cambiamenti climatici e per ridurre le emissioni di CO2.

Poiché detta carbon tax potrebbe produrre un gettito di almeno 50 miliardi di Euro all’anno (come stimato dalla stessa Commissione), le capacità finanziarie e d’investimento del Fondo europeo ne risulterebbero enormemente accresciute.

Ma se una “adeguata capacità fiscale” venisse creata all’interno dell’eurozona con la realizzazione della TTF e, in prospettiva, con l’introduzione di una carbon tax, dovrebbe essere garantito  un  controllo democratico sull’uso di queste risorse, come è stato riconosciuto dal Blueprint della Commissione e accettato nel Rapporto presentato dal Presidente Van Rompuy al Consiglio Europeo del 13-14 dicembre 2012.

No taxation without representation è un principio fondamentale della democrazia. Quindi, mentre la Commissione ha giustamente sottolineato che “il progresso verso un’approfondita e genuina UEM renderà necessaria nel medio termine la creazione di una struttura simile a un Tesoro dell’UEM all’interno della Commissione per organizzare le politiche condivise intraprese attraverso la capacità fiscale comune nella misura in cui essa implica risorse comune e/o indebitamento comune”, è chiaro che questa nuova autorità di bilancio e di governo dell’economia che sarà incaricata di gestire le risorse comuni dovrà essere controllata dal Parlamento europeo e dal Consiglio. La strada sarà allora aperta per un’evoluzione dell’UEM verso una federazione compiuta, inizialmente limitata al settore economico e monetario, ma che dovrà includere gradualmente anche competenze in materia di politica estera e di difesa.

  1. CONCLUSIONI

Si sottolinea pertanto, che, la decisione di destinare la TTF ad un Fondo europeo per lo sviluppo e l’occupazione ha una valenza strategica  per il rilancio della crescita economica e per ogni sviluppo di rafforzamento e completamento del processo di unificazione federale dell’Unione e non può essere, quindi, in alcun modo, elusa o disattesa.

Le ricadute sull’economia dei singoli Stati sarebbero, in ogni caso, enormemente maggiori a causa della migliore economicità della spesa europea rispetto a quella nazionale e per “l’effetto leva” realizzabile a livello europeo (data la grande disponibilità di capitali finanziari privati sul mercato europeo in cerca d’impiego) rispetto all’iscrizione dei rispettivi proventi di competenza (a rischio di elusione ad evasione) nei bilanci nazionali.

COMMENTO CONCLUSIVO

Un’azione veramente europea, chiaramente orientata all’obiettivo strategico finale del completamento della federalizzazione dell’Eurozona dovrebbe consistere nella pressione, agitazione e mobilitazione dell’opinione pubblica nei confronti dei Paesi cooperanti; affinché questi accettino di destinare risorse finanziarie provenienti dalla tassazione dei loro cittadini, sulla base di presupposti che traggono origine da fenomeni sopranazionali (quali la finanziarizzazione dell’economia e l’inquinamento ambientale) ad un fondo comune, europeo da gestire insieme, nell’interesse collettivo della generalità dei popoli delle nazioni europee.