Commento

Cari Amici e care Amiche,

la crisi pandemica ha spinto ad una svolta l’Europa, che ha ritrovato in questo frangente drammatico la voglia di unità e nuove ambizioni. I risultati del lungo e combattuto Consiglio europeo, conclusosi il 21 luglio con un accordo di grande portata, aprono ora una nuova fase che deve riuscire a tradursi nel percorso per creare l’Europa federale.

Come federalisti europei è quello che chiediamo con forza e per cui ci siamo battuti anche in questi mesi indicando i passaggi necessari, in particolare nel nostro Appello (testo) Una ripartenza per l’Europa e con la campagna #iMillexEuropaFederale.

In quattro settimane - tra i primi di giugno e il 9 luglio (data scelta perché ha coinciso con il 40° anniversario della fondazione a Strasburgo del Club del Coccodrillo da parte di Altiero Spinelli per avviare la sua lunga battaglia all’interno del primo Parlamento europeo eletto direttamente dai cittadini che ha portato l’Assemblea di Strasburgo ad approvare un Progetto di Trattato per l’unione economica e politica dell’Europa) – i federalisti hanno raccolto circa 1200 firme tra esponenti politici soprattutto attivi sul territorio e nelle amministrazioni locali e regionali, accademici, rappresentanti del mondo della cultura, del lavoro, dell’impresa e delle professioni, persone attive nel Terzo settore. L’azione ha dimostrato l’attenzione e il supporto consapevole di una parte significativa della società verso l’Europa, e soprattutto a favore del suo sviluppo in una vera unione politica, individuando nel Parlamento europeo il punto di riferimento per questa battaglia.

Le firme sono poi state consegnare al Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli dal Presidente dell’UEF, Sandro Gozi (video Gozi e Sassoli e dossier consegnato a Sassoli PDF.

L’Appello era stato presentato anche in Italia al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte con una lettera inviata insieme agli esponenti degli Intergruppi per l’Europa (testo lettera) e presentato in Aula con un intervento dell’on. Tabacci (video).

Naturalmente nell’accordo raggiunto dai governi nazionali il 21 luglio non mancano le ombre, e soprattutto si è dimostrata tutta l’insostenibilità di un negoziato tra paesi “sovrani”, forti del diritto di veto. E’ stato così sacrificato in parte lo spirito con cui il Piano era stato voluto dalla Commissione e dal Parlamento europeo. Abbiamo evidenziato pregi e difetti dell’accordo, e soprattutto le prospettive future nel nostro comunicato congiunto (testo comunicato) diramato insieme agli Intergruppi per l’Europa nel Parlamento italiano e alla Rete paneuropea dei parlamentari per Next Generation EU presentato anche in Aula al presidente Conte dall’on. Tabacci (video).

In questi prossimi mesi l’attenzione in Italia sarà soprattutto rivolta ai piani che il Paese deve approvare e prepararsi ad attuare per sfruttare l’occasione straordinaria di questi finanziamenti che arrivano tramite l’Europa. Essi costituiscono un’opportunità unica per portare il Paese fuori dalle pastoie e dalle contraddizioni che da troppi anni lo stanno bloccando, e per investire con lungimiranza nell’economia verde e nel digitale. Si tratta di una grande responsabilità che deve chiamare a raccolta le migliori energie del Paese e spingere tutti i protagonisti della vita politica e sociale ad uno sforzo di consapevolezza circa l’importanza della posta in gioco; ma in parallelo l’Italia deve anche saper giocare la partita in Europa per lo sviluppo di questa svolta fortemente voluta dai governi di Francia e Germania e che ora, coerentemente, deve essere rafforzata e resa permanente con un’azione congiunta delle istituzioni europee e dei governi più lungimiranti per realizzare la ormai indilazionabile riforma politico-istituzionale dell’Unione europea. Se apparentemente la scena sarà soprattutto occupata dai negoziati tra Parlamento europeo e Consiglio per trovare un’intesa sul nuovo Quadro finanziario pluriennale e sulle ratifiche nazionali che devono essere fatte da tutti i paesi membri, ciascuno in base alle modalità previste dalla propria costituzione, in contemporanea procederanno anche i lavori per preparare la partenza della Conferenza sul futuro dell’Europa, che potrebbe iniziare già entro la fine del 2020, sotto la presidenza tedesca. E’ questo ormai il vero terreno di confronto per decidere il futuro dell’Europa. In questa fase il confronto sarà soprattutto tra Parlamento europeo e Consiglio per trovare l’accordo che permetta di avviarla. Il Parlamento europeo ha l’ambizione – e il compito – di guidarla nei fatti, e ha già avviato al proprio interno la riflessione sulle riforme necessarie, a partire da quella prioritaria dell’attribuzione di una competenza fiscale all’Unione europea per sviluppare il sistema delle risorse proprie e dare così autonomia di finanziamento e quindi di azione all’UE. Questo è anche il progetto che l’Italia deve sostenere con forza portando i governi su questo punto.

Come i federalisti sostengono ormai dai tempi della crisi finanziaria, l’attribuzione del potere fiscale alle istituzioni europee è anche la condizione per poter avviare l’abolizione del diritto di veto, di fatto oltre che giuridicamente, e portare alla nascita di una vera comunità politica federale.

L’Europa riparte dunque più forte per aver saputo rispondere con tempestività e con misure ambiziose alla crisi pandemica. Se ci sarà l’impegno politico di sfruttare questa opportunità per rilanciare subito la battaglia per l’unione federale, l’Unione europea potrà uscire dalla crisi come la protagonista del nuovo quadro mondiale post-Covid-19 nelle battaglie per il progresso politico, civile e sociale del XXI secolo.

Con i saluti più cordiali,
Luisa Trumellini
Segretaria nazionale MFE