Oggi non c’è ancora la volontà di implementare in tempi certi la road map delle quattro unioni per consolidare l’unione monetaria. Né c’è sul tappeto alcun progetto coerente per sciogliere i nodi dell’unione fiscale e del suo controllo democratico – senza i quali, in prospettiva e di fronte alle sfide interne e mondiali, l’eurozona non ha alcuna consistenza e credibilità.

D'altra parte è noto quello che andrebbe urgentemente fatto per innescare la road map, cioè l’unione fiscale, e per completarla, cioè l’unione federale.

Tuttavia non è chiaro come e in quale quadro fare tutto ciò. La sola certezza è l’impossibilità di procedere sulla strada di una unione sempre più stretta fra tutti gli Stati membri dell’Unione, senza ulteriori differenziazioni. Ma in quale quadro e su quale terreno? Come spiega Giulia Rossolillo nel suo recente studio (si veda il link più sotto), a partire dal Trattato di Maastricht la differenziazione si è sviluppata secondo due modelli di flessibilità: uno di forte differenziazione, di tipo istituzionale, con l’avvio di un’Unione economica e monetaria la cui sopravvivenza ha via via posto il problema di instaurare un sottosistema nell’Unione europea; l’altro di debole differenziazione, sul terreno della cooperazione rafforzata, con l’obiettivo di preservare, insieme all’unità istituzionale dell’Unione, la possibilità di aggirare i veti.

Giulia Rossolillo, Cooperazione rafforzata e unione economica e monetaria: modelli di flessibilità a confronto, Estratto dalla Rivista di Diritto internazionale, Anno XCVII Fasc. 2 - 2014